Interrogativi sull’archiviazione per omicidio volontario per la morte di Aldo Bianzino

Comitato Verità per Aldo

Il carcere?

Sicuro da morire…..

Interrogativi sull’archiviazione del processo per omicidio

volontario per la morte di Aldo Bianzino

Perugia 21-02-2008 http://veritaperaldo.noblogs.org

CRONOLOGIA ESSENZIALE

12-10-2007 Nella mattinata 4 poliziotti, una poliziotta ed un finanziere dell’unità cinofila

con un mandato di perquisizione firmato dal PM Petrazzini, fanno irruzione

nel casale di Aldo Bianzino. Al termine della perquisizione, durata diverse

ore, trovano solo alcune piante di marijuana e 30 euro in contanti. Aldo si

assume subito la responsabilità del tutto (scagionando la compagna Roberta

Radici) ciò nonostante entrambi vengono prima condotti al commissariato di

Città di Castello, poi alla questura di Perugia ed infine al Carcere di

Capanne. Aldo viene portato in isolamento e Roberta nel braccio femminile.

Si lasciano soli a casa il figlio Rudra di 14 anni e la mamma di Roberta che

ha 91 anni.

13-10-2007

ore 13:00

Aldo ha un colloquio con l’avvocato d’ufficio (Edoardo Maglio) il quale

incontra Roberta poco dopo e le comunica che Aldo “è tranquillo, un pò

preoccupato per per te (Roberta) ma in condizioni di salute perfette”, come

confermato anche nella consueta visita medica e psichiatrica all’arrivo in

carcere. L’avvocato è l’ultimo civile ad aver visto vivo Aldo Bianzino.

Dalla successiva testimonianza di un detenuto, si viene a sapere che Aldo è

stato prelevato dalla sua cella altre due volte fra il pomeriggio e la sera,

mentre dai verbali risulta sotto la dicitura “visita”un uscita la cui ragione e

l’ora non vengono precisate.

14-10-2007

ore 07:00

ore 08:10

ore 08:30

ore 09:05

ore 11:00

ore 12:1 0

Al passaggio del detenuto lavorante Aldo viene visto seduto sul letto

superiore con le gambe incrociate, le spalle appoggiate al muro ed indosso

solo una maglietta. Questa dichiarazione è in contraddizione con quella della

guardia carceraria secondo cui Aldo avrebbe dormito steso tutta la notte.

Al momento della battitura Aldo non risponde e viene poi trasportato fuori

dalla sua cella e lasciato a terra in una zona del corridoio vicino

all’infermeria , le celle vicine furono precedentemente “isolate” con delle

lenzuola. Il personale sanitario di turno (due donne entrambe esili) dichiara

di aver fatto quattro iniezioni di adrenalina, attaccato il defibrillatore

automatico (che non si è mai attivato forse perché il corpo era già privo di

vita?) e di aver praticato per 22 minuti il massaggio cardiaco.

Arriva il 118 che ne dichiara immediatamente il decesso. Dalle foto e dai

verbali, il corpo di Aldo risulta sdraiato a terra, gli occhi fissi, un orecchio

tumefatto, labbra e mucose già cianotiche (segno che Aldo era già morto da

diverso tempo), con indosso solamente una maglietta presumibilmente non

sua (i familiari non l’hanno riconosciuta).

Roberta viene chiamata da un vice ispettore capo in borghese che invece di

comunicarle la morte del compagno, cerca di ottenere subito una sua

dichiarazione per poter sostenere un’ipotesi di morte naturale. Le domanda

concitato e insistentemente “aveva problemi cardiaci?”soffriva di

svenimenti?”“Non puo’ avere ingerito qualche ovulo al momento

dell’arresto?” Poi aggiunge “è svenuto in cella, ora lo stanno già portando al

Silvestrini, è in coma e l’hanno già intubato, gli faranno una lavanda gastrica,

mi dica possiamo ancora salvarlo…”

il direttore del carcere fa visita a roberta in cella e le dice: “Aldo è al

Silvestrini, le faremo sapere quando telefoneranno i medici”.

Mentre Roberta viene scarcerata, chiede quando può rivedere Aldo al vice

ispettore capo che le risponde seccato: “martedì dopo l’autopsia!”

Il PM Petrazzini, già titolare dell’indagine che ha portato all’arresto, apre

un’indagine sulla morte e dovrebbe acquisire il materiale necessario per

ricostruire il quadro.

16-10-2007 Il medico legale Patumi nomimato da una parte della famiglia, assiste alla

prima autopsia condotta dal dott. Lalli, nominato dal PM; successivamente

dichiara ai familiari e a tre avvocati di aver trovato sul corpo di Aldo lesioni

al fegato, alla milza, al cervello e due costole rotte, aggiungendo che Aldo

sarebbe morto a causa di colpi dati con l’intento di uccidere, colpi dati con

una tecnica scientifica usata presso alcune corporazioni militari che mirano a

distruggere gli organi vitali senza lasciare tracce esterne.

22-10-2007 Il PM Petrazzini apre un’indagine contro ignoti per omicidio volontario e

l’affida alla polizia, lo stesso corpo che li ha arrestati.

23-10 2007 Vengono effettuati diversi esami sul corpo, vengono prelevati l’encefalo e il

fegato per esami specifici in particolare il cervello viene prelevato per

verificare l’ipotesi della presenza di microtraumi da scuotimenti. Questo

esame fu affidato a Anna Aprile.

26-10-2007 Sulla base di dichiarazioni rilasciate da persone informate sui fatti, il PM

iscrive sul registro degli indagati un agente di polizia penitenziaria per

omissione di soccorso ed omesso servizio.

05-11-2007 Primo incidente probatorio. Più testimoni dichiarano di aver sentito Aldo

chiedere aiuto durante la notte fra sabato e domenica e che l’unica guardia

carceraria non è mai intervenuta a prestare soccorso. Questa versione sembra

anche essere confermata dai nastri video che non hanno mai mostrato

controlli tra le 3:20 e le 6:57.

10-11-2007 Il comitato “Verità per Aldo” organizza una manifestazione nazionale a cui

partecipano migliaia di persone per fare luce e chiedere giustizia su un

dramma divenuto tragedia.

Il medico legale bolognese Fortuni di parte effettua un’ulteriore autopsia

insieme al dott. Patumi cambiando completamente l’esito dell’esame rispetto

ai precedenti: non si fa più menzione delle coste rotte né dello

spappolamento della milza, il fegato risulta distaccato . Si parla per la prima

volta di un aneurisma come causa della morte.

14-01-2008 Secondo incidente probatorio dove i testimoni presenti al primo confermano

la loro versione ma spunta un nuovo testimone (detenuto lavorante

dell’ufficio immatricolazioni) che accusa i primi di aver ordito una congiura

per incastrare la guardia carceraria.

31-01-2008 Secondo la relazione dei medici legali nominati dal PM Aldo è morto a causa

di aneurisma cerebrale.

10-01-2008 Il PM chiede l’archiviazione per l’accusa di omicidio volontario.

PERSONAGGI

Di Natale/ Donati: avvocati di parte

Walter Patumi: primo medico legale di parte

Massimo Zaganelli: avvocato R

Laura Paglicci-Reattelli: medico legale R

Luca Lalli: medico legale procura

Petrazzini: sostituto procuratore incaricato per l’indagine che ha portato all’arresto e per le

indagini sul decesso

Anna Aprile: medico legale di Padova, chiamato per esprimere un consulto sullo shaking.

Giuseppe Fortuni: medico legale nominato da R

Paccoi: avvocato difensore della guardia carceraria e avvocato difensore di due dei

testimoni

GC: guardia carceraria imputata per omissione di soccorso

Edoardo Maglio: avvocato d’ufficio di Aldo e Roberta subito dopo l’arresto

Pantaleone Giacobbe: direttore del carcere di Capanne

PM PETRAZZINI:

E’ vero che lui era il magistrato di turno quel giorno, ma è buona prassi che, qualora sussista

la situazione in cui il PM è lo stesso che ha ordinato l’arresto, sia il PM stesso ad evitare di

assumersi la nuova inchiesta e passarla a qualcun’altro.

Non e’ corretto che uno stesso magistrato svolga contemporaneamente il ruolo dell’accusa e

della tutela nei confronti della medesima persona. Il pm Petrazzini è titolare dell’ordinanza di

perquisizione e di arresto emessa nei confronti di Aldo (ruolo di accusa) ed è titolare

dell’inchiesta sull’omicidio a tutela dello stesso. Al limite il magistrato che ha emesso

l’ordinanza di perquisizione nei confronti di Aldo potrebbe essere sentito come parte in causa

all’interno dell’inchiesta sull’omicidio. Come potrebbe Petrazzini interrogare se stesso?

Il Comitato chiede che l’inchiesta sull’omicidio vada affidata ad un magistrato differente da

quello che ha emesso l’ordinanza di perquisizione e di arresto.

Considerando che Aldo venne trovato senza scarpe, senza calze, senza mutande e senza

pantaloni con indosso solo una maglietta, in pratica nudo (va notato che siamo in un carcere a

metà ottobre), desta sconcerto il fatto che il pm Petrazzini, dopo avere aperto una inchiesta

per omicidio volontario, non abbia mai disposto il sequestro degli indumenti di Aldo né

furono mai effettuati rilevamenti della scientifica nella sua cella.

In una situazione del genere, caratterizzata da un altissimo rischio di inquinamento

(considerato lo spirito di corpo della polizia penitenziaria e la forte ricattabilità dei reclusi)

queste due mancanze non possono essere considerate come semplici errori, per di più

commessi da un PM la cui serietà viene sostenuta da molti. Non vogliamo pensare che queste

due negligenze implicano la volontà di non approfondire la verità, ma anche sforzandoci non

siamo riusciti a trovare molte altre ipotesi plausibili. Ironia della sorte ha voluto che nello

stesso periodo per il caso di Meredith siano stati effettuati tutti i rilevamenti scientifici

disponibili, raccontati con una morbosità eccezionale da tutti i media.

Al termine del primo incidente probatorio grazie alle dichiarazioni di un testimone, il PM

Petrazzini sapeva bene che Aldo è stato prelevato dalla sua cella per ben due volte fra il

pomeriggio e la sera di sabato, ma sembra aver preferito concentrare le sue indagini su altro

piuttosto che approfondire questa pista, tutt’altro che secondaria. Chi e perchè ha prelevato

Aldo dalla sua cella?

E’ stato chiamato dal direttore? dal magistrato? Per quale motivo? Chi e quante volte è entrato

in quella sezione del carcere quella notte?

Sarebbe facile rispondere visto che per legge in un carcere tutto questo deve essere annotato,

ma durante l’incidente probatorio l’agente di custodia sembra soffrire, nei suoi racconti, di

evidenti lacune e amnesie, arrivando a dichiarare di aver compiuto delle omissioni nella

compilazione dei verbali. Dice anche di aver effettuato i controlli, previsti ma le telecamere

non rilevano nulla.

Come è possibile che l’agente di custodia dichiari che può succedere che un ingresso non

venga segnato sul registro e nessuno lo contraddica? Le telecamere potrebbero spiegare

diversi interrogativi, ma come mai prima si dice che quella notte hanno avuto delle

“anomalie” e giorni dopo che funzionano solo per 15 secondi ogni 2 minuti? È possibile che

tutto questo possa accadere in un carcere, luogo del controllo per eccellenza?

MEDICI LEGALI

A seguito della prima autopsia sul corpo di Aldo, il PM apre un’indagine per omicidio

volontario.

Il medico legale nominato da una parte della famiglia, assiste alla prima autopsia condotta dal

dott. Lalli, nominato dal PM; successivamente dichiara ai familiari e a tre avvocati di aver

trovato sul corpo di Aldo lesioni al fegato, alla milza, al cervello e due costole rotte,

aggiungendo che “Aldo sarebbe morto a causa di colpi dati con l’intento di uccidere, colpi dati

con una tecnica scientifica usata presso alcune corporazioni militari che mirano a distruggere

gli organi vitali senza lasciare tracce esterne”.

Questa versione viene confermata con ritmo e gravità crescente nelle diverse dichiarazioni

rilasciate alla stampa. Anche un secondo medico legale di parte (la dott. Reattelli) dichiara:

“ho avuto modo di vedere solo l’encefalo ma ritengo che le lesioni siano di natura traumatica”

(cfr. La Nazione – Umbria 25/10/07). Nei giorni seguenti vengono ripetuti diversi esami

autoptici e, rispetto alle lesioni cerebrali, l’esame macroscopico ha evidenziato la presenza di

un consistente ematoma superficiale di origine traumatica legato ad un evento ultimo. Da cosa

è stato causato? “L’ipotesi che Aldo possa essere stato ucciso volontariamente è tutt’altro che

campata in aria” (cfr. Giornale dell’Umbria 28/10/07). Inoltre, dalle sezioni dell’encefalo,

viene trovata alla base di un arteria una vecchia ganga cicatriziale estranea all’evento ultimo

traumatico che avrebbe sanguinato più volte nella sua vita senza che Aldo si fosse mai

accorto.

Ma l’ipotesi dell’aneurisma si fa strada solo dopo che il cervello è stato prelevato per

verificare la possibilità che le lesioni traumatiche fossero dovute a microtraumi da

scuotimento: e se fosse stato sostituito?

É a partire dalla separazione del cervello di Aldo dal suo corpo che i medici legali iniziano a

parlare di un possibile aneurisma dichiarando che “Aldo soffriva di una patologia

asintomatica o silente”.

La fatalità dell’aneurisma contrasta con un taglio di 3, 5 cm sul fegato e del suo distacco

causato generalmente da eventi traumatici. Anche per questo però i medici legali trovano una

motivazione legata alla “fatalità”, sostenendo l’ipotesi che il fegato sia stato lesionato da un

massaggio cardiaco effettuato male dal personale medico del carcere (di esile corporatura).

Il cuore è in alto a sinistra, il fegato in basso a destra! Lo stesso Fortuni ha dichiarato che nel

corso della sua lunga esperienza (la principale motivazione che ha portato alla sua nomina), in

più di trentamila autopsie non lo ha mai riscontrato.

Ci sembra assurdo che due casi così improbabili si verifichino simultaneamente nello stesso

soggetto.

Perchè durante la seconda autopsia uno dei medici legali di parte smentisce che la milza e le

costole siano state lesionate, al contrario di quanto da lui stesso affermato nella prima

autopsia, senza dare giustificazioni credibili? E’ stata mai effettuata una radiografia delle

costole di Aldo?

E’ il caso di riferire che rispetto agli altri segni trovati sul corpo di Aldo, va rilevato che dalle

foto eseguite sul cadavere era presente una grossa tumefazione all’orecchio sinistro.

Inoltre secondo i periti nella regione sacrale vi era una cicatrice, secondo la famiglia Aldo non

aveva nessuna cicatrice al momento dell’arresto.

Sono anche questi il frutto di un evento naturale oppure un ulteriore segno di percosse subite?

Perchè questo elemento non è stato mai evidenziato nell’ambito dell’indagine?

Che l’intento sia quello di insabbiare subito l’accaduto risulta evidente dal fatto che poco dopo

la costatazione del decesso di Aldo, la sua compagna viene chiamata da un vice ispettore capo

il quale invece di comunicarle la morte del compagno cerca di ottenere una sua dichiarazione

per poter sostenere un’ipotesi di morte naturale. I passaggi dell’insabbiamento proseguono ad

un livello più generale, con l’apertura di un indagine per semplice omissione di soccorso (con

tanto di capro espiatorio, il secondino di turno quella notte) in aggiunta a quella già aperte per

omicidio volontario. In seguito il depistaggio prosegue con la smentita dell’esistenza di alcune

lesioni sul corpo per arrivare a sostenere che la morte di Aldo sia riconducibile unicamente a

cause naturali.

L’indagine ci sembra generica, lacunosa e poco credibile, lascia aperti troppi interrogativi.

Percepiamo un clima generale orientato a concludere questa vicenda frettolosamente con una

generica omissione di soccorso per la quale tutto si può risolvere in sede civile.

La conferma viene dal fatto che il 9 Febbraio 2008 il PM Petrazzini decide di chiudere con

un’archiviazione l’indagine che ipotizzava l’omicidio volontario contro ignoti.

Noi non crediamo alle conclusioni del PM, chiediamo la verità e l’accertamento delle

responsabilità.

Perche’ di carcere non si può morire e

per una pianta d’erba in carcere non ci si deve finire!

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