VERITA’ PER ALDO


Pubblicate le prime foto della manifestazione (sezione ALBUM/GENERALE/Manifestazione verità per Aldo) per chiedere la verità sulla morte di Aldo Bianzino. Presto pubblicheremo le altre foto ed alcuni video. 

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STIAMO ORGANIZZANDO L’AUTOBUS PER GENOVA IL 17

Venerdì 17 tutti a genova. Chi è interessato contatti Flavio 3282646747

saluti resistenti 

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L’unico problema vero di sicurezza è quella sociale

Il
potere, per occultare le proprie contraddizioni, individua nemici ad arte
mediante strumenti di distrazione di massa, che riconducono la realtà a una
percezione mediatica e ideologizzata.

La
vera emergenza è la precarietà che abbassa il livello rivendicativo
dell’individuo, appiattito all’esigenza di reddito. In questa condizione
diventa impensabile progettare un futuro che includa il riflettere, lo
scervellarsi, il sognare, l’amare, l’odiare…

 

 

CONTRO OGNI INTOLLERANZA

CONTRO OGNI PRECARIETÀ

 

 

 

Lab.Aut.
UNIPG

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R/esistenza alla fabbrica univeristaria

Dentro una società in cui ogni aspetto della vita umana è assoggettato
a meccanismi di messa a valore, anche il sapere rimane imbrigliato in
logiche puramente aziendali. L’università si tramuta così da luogo di
produzione di cultura a luogo dove la cultura è messa a produzione e lo
studente, come l’operaio in fabbrica, viene spossessato dei frutti del
suo lavoro.
All’ideale di arricchimento dell’individuo è stato
sostituito un gretto, ma più funzionale, nozionismo. Come automi
veniamo programmati con il minimo delle istruzioni necessarie a
garantire un nostro multiforme e indifferenziato adattamento alla
precarizzazione del mercato, così come imposto dall’imperativo della
flessibilità.
Ma non c’è solo questo: la pauperizzazione delle
coscienze comporta anche meno difese,maggiore vulnerabilità e
manovrabilità. Gli OPERAI DEL SAPERE saranno pronti a dare il meglio di
se’ per far crescere il sistema nella direzione per loro stabilita da
chi concretamente lo governa.
Obbiettivo di vecchie e nuove
riforme rimane quello di plasmare lo studente massa: un individuo
omologato, unidimensionale, la cui possibilità di autodeterminazione è
ormai ridotta al minimo grazie a piani di studio disorganici, che
impongono ritmi da fabbrica fordista e generano frammentazione.
A
questo infimo attacca mosso alla nostra dignità e personalità, noi
rispondiamo con pratiche che si sottraggono alla fabbrica totale, e in
questo tempo liberato diamo vita a una forma altra e affermativa di
cultura: quella condivisa e autoformata.

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Suppporto legale

LA STORIA SIAMO NOI
Un appello alla mobilitazione di tutti per il 17 novembre

"La storia siamo noi" non è uno slogan. E’ un approccio preciso: da
un lato la storia sociale, dall’altro la storia del potere. Chi lo ha
cantato in questi anni lo ha fatto con l’istinto di chi sa di aver
vissuto un pezzo importante della storia, ufficiosa o ufficiale che
sia. E lo ha fatto pensando a Genova 2001. Con ogni mezzo necessario.
Dal 21 luglio 2001 in poi la giustizia e la politica hanno cominciato
la revisione della storia che ognuno di noi ha vissuto sulla nostra
pelle: coloro che si sono ribellati a una certa visione del mondo sono
diventati terroristi; coloro che hanno seminato il panico nelle strade
di Genova sono diventati i paladini dell’ordine e della giustizia.
Per sei lunghi anni tutto questo è serpeggiato nelle aule di tribunale,
mentre la nostra voce collettiva si affievoliva, con un processo di
rimozione collettiva che ha fatto sì che in molti dimenticassero che
Genova non è stata solo il terrore in divisa, ma anche e soprattutto la
forza e l’energia di centinaia di migliaia di persone che almeno per
pochi giorni hanno pensato che il mondo potesse essere diverso da come
ce lo hanno sempre raccontato e rappresentato.
Per sei lunghi anni il teatrino delle corti penali si è sostituito alla
presa di parola delle persone vive, nella convinzione che verità
giuridica e
realtà storica in qualche modo convergessero, nella speranza che in
qualche modo tutto si sistemasse e non fossero in pochi a pagare la
stizzosa vendetta del potere.
Le requisitorie dei pm Anna Canepa e Andrea Canciani nel processo che
vede 25 persone imputate per devastazione e saccheggio, hanno
completato l’operazione di revisione della storia che è cominciata il
giorno dopo le mobilitazioni contro
il g8 del 2001 e si sono concluse con la richiesta di 225 anni di carcere.
Pensiamo che sia arrivato il momento di prendere di nuovo la parola, di
gridare con forza che gli eventi del luglio 2001 appartengono a tutti
noi, di mobilitarsi in massa e con intelligenza per fare si che 25
persone non paghino per qualcosa di cui siamo stati protagonisti tutt*,
nessuno escluso.
Vogliamo rilanciare con forza la mobilitazione di massa del 17 novembre
a Genova, e tutte le iniziative tese a riappropriarci della nostra
memoria e del senso di quei giorni lontani sei anni ma ancora vivi in
quello che hanno rappresentato.
Vorremmo che tutti rilanciassero questo appello senza firme, senza
identità, senza se e senza ma, perché Genova non è finita, è ancora
qui, oggi, e riguarda tutti e tutti se ne devono fare carico, senza
esclusioni.

Per cominciare primo appuntamento a Genova: 17 novembre 2007
LA STORIA SIAMO NOI

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e-mail

lab.aut@libero.it

lab.aut@canaglie.org

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Comitato Verità per aldo

Manifestazione Sabato 10 Novembre a Perugia

SABATO 10 Novembre – Manifestazione e Assemblea

Partenza alle ore 15 Piazzale Bove – Perugia

VERITA’ PER ALDO

Il carcere? sicuro da morire!

Aldo Bianzino e la sua compagna Roberta il 12 ottobre sono stati arrestai con l’accusa di possedere e coltivare alcune piante di marijuana. Trasferiti il giorno dopo al carcere di Capanne, sono separati. Roberta condotta in cella con altre donne, Aldo, in isolamento.

Da quel momento Roberta non vedrà più il suo compagno lasciato in buone condizioni di salute. La mattina seguente, domenica 14 ottobre alle 8,15, la polizia penitenziaria entrata nella cella, trova Aldo agonizzante che poco dopo muore.

Immediatamente la ex moglie, la compagna, i figli e gli amici si mobilitano per fare chiarezza su questa ingiusta morte chiedendo verità e giustizia perchè di carcere non si può morire!

Di fatto dopo un goffo tentativo di insabbiamento da parte delle autorità carcerarie (le prime indiscrezioni psulle cause della sulla morte si riferivano ad un improbabile infarto) famiglia e amici vengono a sapere che dall’autopsia risulta che Aldo è stato vittima di un vero e proprio pestaggio, il corpo infatti presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello.

Aldo Bianzino è morto ormai da più di due settimane.

Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante.

Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l’alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide.

E’ tempo per noi di prendere posizione, spazio e voce.

Di raccontare. Di mantenere viva la memoria collettiva. Di evitare pericolosi insabbiamenti e difendere le nostre esistenze e le nostre pratiche identitarie da abusi, repressioni e pestaggi, “venduti”come atti di legalità.

E’ tempo di disinnescare le “paranoie” securitarie e arrestare le aggressioni proibizioniste, disattivare le dinamiche di esclusione e di controllo sui corpi.

Di resistere alla criminalizzazione degli stili di vita, alla violenza dell’intolleranza, all’esercizio arbitrario dei poteri di repressione e di controllo, alla manipolazione dell’informazione.

E’ tempo di agire, di porre interrogativi a chiunque desideri verità e giustizia per Aldo Bianzino, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi.

E’ tempo di reclamare la scarcerazione immediata dei 5 ragazzi di Spoleto, vittime di una perversa applicazione del 270bis, strumento di controllo e intimidazione preventiva utilizzato ormai per sedare qualunque forma di dissenso.

E’ tempo di costituirci in comitato per la verità su Aldo, di ottenere verità e giustizia sugli omicidi di stato, di abrogare la legge Fini-Giovanardi e reclamare la fine di ogni proibizionismo, di contrastare e opporci ad una società che sempre meno tollera qualsiasi espressione fuori dalla norma, di farci carico delle sorti dei processi per il g8 di Genova rispondendo ai pruriti vendicativi del potere con una manifestazione nazionale che contrasti e interrompa la costruzione di processi di oblio e rimozione collettiva.

SABATO 10 Novembre Perugia Manifestazione e Assemblea

Partenza alle ore 15 Piazzale Bove – Perugia 

Un appuntamento nazionale contro tutte le intolleranze.

Perchè un paese intollerante e’ tutto tranne che un paese sicuro!

Perchè per una pianta d’erba in cella non si deve finire!

Perché in carcere non si deve morire!Verità per Aldo!

http://veritaperaldo.noblogs.org/

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Contatti LabOut

lab.aut@libero.it

lab.aut@canaglie.org

 

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Verso il 9 novembre: Generalizziamo lo sciopero blocchiamo la metropoli

Generalizziamo lo sciopero blocchiamo la metropoli Generalizziamo lo sciopero blocchiamo la metropoli

Generalizziamo lo sciopero blocchiamo la metropoli

Il 9 novembre sarà il giorno dello sciopero generale e generalizzato
indetto dai sindacati di base, a cui aderiranno anche tutte quelle
realtà che parlano di precarietà e i nodi reali del precariato
cognitivo.
Il processo di precarizzazione delle nostre vite non
comincia sicuramente oggi, ma ha radici ben più profonde che molto
probabilmente riconosciamo nell’istituzione del pacchetto Treu e della
legge Biagi (legge 30/2003) ma non solo; i processi di pauperizzazione
e precarizzazione del mercato del lavoro rispondono a logiche di
mercato che eccedono il concetto stesso di Stato-Nazione, spostando la
governance di questi processi in un nuovo spazio politico, uno spazio
costruito sugli interessi di nuove lobby globali che non tengono in
nessuna considerazione quelli che sono i nostri bisogni, desideri e
pulsioni.
L’attuale governo Prodi, in perfetta linea con il
precedente, risponde a pieno a queste logiche continuando a non tenere
conto delle attuali esigenze del paese e applicando alla perfezione le
direttive del mercato globale. La precarietà è ormai un processo che
investe a pieno le nostre vite, il capitalismo in questa sua fase
avanzata imbastisce un attacco procedendo su due diverse direttrici: da
un lato i meccanismi del controllo puntano ad escludere
"preventiva"mente tutti i soggetti, anche solo potenzialmente devianti
(writer, raver, migranti, prostitute, omosessuali e movimenti sociali);
dall’altro i processi di pauperizzazione e precarizzazione del lavoro e
della formazione rendono i soggetti sempre più flessibili alle esigenze
del mercato.
L’università e le scuole superiori, che hanno perso
la propria centralità nella formazione, oggi ci sembrano il luogo
migliore per mettere a nudo questi processi di applicazione della
forza. Le nuove condizioni spazio-temporali dell’università scuola
riformata hanno modificato il senso della produzione e della
trasmissione del sapere. Meccanismi di inclusione differenziale, quali
i test di ingresso, gli esami di riparazione e i numeri chiusi, tendono
a selezionare e porre barriere all’accesso della formazione a ogni
livello.
I movimenti sociali di questo

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